Chi era in spiaggia, chi in un bar, chi stava ancora pranzando, chi era sul divano, mentre i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino venivano ammazzati. Era il 23 maggio 1992 e il 19 luglio 1992, due date che hanno segnato per sempre la storia della Democrazia Italiana. E che, sebbene fossero attività quotidiane, tutti noi, indistintamente, ricordiamo con la massima precisione: lucidi ricordi, indelebili nella nostra mente! Ancora a distanza di tanti anni, il ricordo di quei tragici giorni fa venire ancora il nodo alla gola, a chiunque si rivolga la domanda “Tu dov’eri e cosa stavi facendo?” riceveremo una risposta sicura; i ricordi di tutti in relazione a quel giorno paiono essere impressi a fuoco nella nostra memoria.
L’Istituto comprensivo Calò\Deledda\S. G. Bosco ha avuto l’onore di ospitare la figlia minore del dottor Borsellino: Fiammetta Borsellino. L’incontro “Tra memoria e impegno” si è svolto durante tutta la giornata di martedì 5 novembre 2024: la mattina la dottoressa ha incontrato gli studenti delle II e III della scuola secondaria di Primo Grado, mentre nel pomeriggio c’è stato l’incontro con la cittadinanza, al quale hanno partecipato una parte dell’Amministrazione Comunale, tutti i docenti dell’Istituto Comprensivo e i genitori degli alunni.
Chi è Fiammetta Borsellino? È una figlia orfana di padre, alla ricerca della verità su quella morte, purtroppo, quasi annunciata, che ha colloquiato con tutti i presenti, regalando momenti di emozioni forti e raccontando cos’era vivere nella Palermo degli anni 80 – 90 con la Mafia stragista. Le paure di vivere e affrontare la quotidianità da adolescente, colmate dalla presenza di una famiglia unita e onesta che credeva nella Giustizia e nella Democrazia. Ed è proprio alle famiglie che la dottoressa chiede aiuto affinché i giovani non si sentano soli e non prendano cattive strade: la famiglia, la scuola e soprattutto le istituzioni devono investire nelle politiche giovanili per evitare le devianze!!! Ma alla politica interessano i giovani o gli elettori?
Fiammetta ha spiegato, ribadendolo a gran voce, che la mafia non è sconfitta e che l’unica arma in grado di contrastarla è la cultura. La conoscenza che si acquisisce a scuola, infatti, getta le fondamenta per lo sviluppo del senso civico che sta alla base della legalità.
Nell’incontro la dottoressa Borsellino ha parlato di tutte le lungaggini del processo sulla strage di Via D’Amelio che oggi, dopo 32 anni, non si è ancora concluso: indagini lente, date a Procure con poca esperienza, falsi pentiti che hanno allontanato la verità… Ovviamente più il tempo passa e meno probabilità ci sarà di fare giustizia e di sapere la verità. Ma lei crede ancora nel diritto alla giustizia, garantito a tutti i cittadini dalla Costituzione: ma che giustizia può esserci, se un uomo onesto e servitore dello Stato non è stato protetto abbastanza, pur sapendo che dopo Falcone la prossima vittima sarebbe stata lui?
È stato abbandonato da chi doveva proteggerlo e aiutarlo, è stato lasciato solo a lottare contro un “Cancro” troppo grande per lui. Ha sofferto anche di solitudine e, sicuramente, sapeva di essere circondato da troppa infamità, falsità e cattiveria.
Oltretutto vivere sapendo di “essere un cadavere che cammina” è una condanna a morte. Negli U.S.A. i carcerieri usano l’espressione “DEAD MAN WALKING” per annunciare il tragitto che il condannato a morte compie tra la sua cella e la sala dell’esecuzione: credo che tra le due espressioni ci sia una profonda similitudine, solo che la differenza è che negli U.S.A. è il delinquente a essere ucciso; invece Borsellino, uomo di giustizia, è stato giustiziato dai delinquenti mafiosi.
E’ doveroso ricordare oltre a Borsellino, Falcone e a Francesca Morvillo, anche gli uomini delle scorte che hanno perso la vita insieme a loro: Montinaro, Dicillo, Schifani, Loi, Catalano, Eddie, Cosina, Li Muli e Traina…l’Italia non è fatta solo dagli uomini di Cosa Nostra, ma anche da eroi silenziosi, che sono testimoni di legalità.
Le parole della vedova di Vito Schifani, mi fanno venire il nodo alla gola ogni volta che le ascolto, sono parole vere e ricche anche di speranza: “rivolgendomi agli uomini di Mafia, se avete il coraggio di cambiare radicalmente i vostri progetti mortali che avete […] sappiate che anche per voi c’è la possibilità di perdono, però vi dovete mettere in ginocchio…”
I ringraziamenti finali sono per tutto l’Istituto comprensivo Calò\Deledda\S. G. Bosco, per la dirigente Marianna Galli e per le professoresse referenti del progetto R. Andreula e F. Calabrese e per l’Amministrazione Comunale per aver organizzato questa emozionante manifestazione
La speranza è che tutti operino la pace, la giustizia e la verità e che l’esercizio della legalità diventi pratica quotidiana, strumento di vita, di partecipazione, di cittadinanza attiva.
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